sabato 14 ottobre 2023

Das Kapital @ Terrazza Frau, Spoleto (PG)



 Das Kapital, 2023 - Sergio Baldassini

Terrazza Frau, Spoleto (PG) - 1 Luglio 2023

Con la partecipazione di Valeria De Siero, Lorenzo Rossi e Alberto Nale.

Quattro performer (un artista, un curatore, un gallerista, un collezionista) distribuiti sugli angoli di un quadrato (dimensione lato: 2 o 3 m) ognuno dotato di un secchio vuoto, occhiali protettivi e 500 g di arachidi.
Das Kapital è un esperimento economico che indaga il rapporto tra i principali operatori del sistema dell’arte. La relazione apparirà agli occhi del pubblico nella sua natura di scambio, collaborativo o conflittuale, attraverso il passaggio di capitale, sotto forma di arachidi, di cui i performer saranno forniti.
La dotazione sarà completata da un secchio, per accumulare, lo scambio è consigliato ma non obbligatorio, e un paio di occhiali protettivi per non rimanere accecati dal capitale stesso.
Chi non è coinvolto in un’attività economica ma ne riceve gli effetti subisce quella che si chiama esternalità che può essere negativa o positiva: in questo caso il pubblico presente potrebbe venir colpito dal lancio, scambio, di arachidi ma alcuni potrebbero anche mangiarne.
I liberisti presenti possono non tenere conto delle indicazioni fornite.

0-5 minuti: artista, curatore, gallerista, collezionista;
5-10 minuti: artista, curatore, gallerista;
10-15 minuti: artista, curatore;
15-...: artista.

 
 
 
 
 
  
 
 
 
 


lunedì 27 marzo 2023

Ho costruito un giardino da muratore @ La giacinta, Roma (“La fonte dell’opera”, mostra collettiva a cura di Davide Silvioli in collaborazione con Valeria De Siero)

 

Ho costruito un giardino da muratore

2022, installazione site specific, centina in legno, filo a piombo, dimensioni ambientali




 


Ricordo di aver letto in un libro di Gilles Clement che l’unica civiltà a non aver prodotto giardini è quella degli aborigeni australiani. La spiegazione, “Il giardiniere” francese, la scopre quando una maestra locale gli invia una poesia tradizionale insegnata ai bambini dalla quale questi apprendono che nella terra riposano lo Spirito di Vita e gli Spiriti delle creature stanche. All’uomo è quindi assegnato il ruolo di protettore e, nella loro cultura, proteggere significa non violare, non ferire, non danneggiare. Quindi anche attività, alle nostre latitudini, percepite vicine alla terra, come l’agricoltura o il giardinaggio, dagli aborigeni vengono viste come una forma di violenza.

Lungi da me giocare a fare l’aborigeno: non li conosco abbastanza e sono privo della loro spiritualità. Provengo da una cultura che vede in ogni cosa che ci circonda una risorsa da sfruttare; nel vivente materiale di consumo. Potrei interpretare l’ipocrita ruolo del predatore che fugge dalla preda ma penso che mi si confaccia meglio quello dell’equilibrista.

Chiamato a realizzare un’opera nel giardino di una casa cercherò di non violare il bilanciamento del sistema, che considererò chiuso. Non introdurrò nulla, non apporterò modifiche permanenti e cercherò di connettere l’architettura con il paesaggio. Preleverò dalle cantine della casa una vecchia centina in legno, lunga circa quattro metri, utilizzata negli anni ‘70 per costruire gli archi del loggiato e la porterò nel giardino. In particolare, la fisserò sospesa tra le chiome di due ulivi anticamente posti a delimitare una strada. La centina, cara ai padroni di casa, guarderà da lontano gli archi che ha contribuito a erigere per la durata della mostra e tornerà infine in cantina. Gli ulivi, una volta liberati dagli impegni strutturali ai quali saranno sottoposti, torneranno alla loro vita.